XXII Convegno Nazionale: il Discorso del nuovo Presidente Nazionale Francesco Colombo
Care e cari tutti,
è con gioia che accolgo la fiducia che mi avete accordato per condurre, insieme al consiglio direttivo e tutti insieme, la Federavo per i prossimi tre anni.
Da oggi sarò il volontario presidente di tutti, insieme dobbiamo traghettare l’AVO verso nuovi lidi dopo la tempesta della pandemia che ha messo a dura prova tutti noi e la nostra Associazione, abbiamo tutti bisogno di una iniezione di fiducia che ci arriverà dallo stare insieme, dalla nostra comunità mossa dal comune interesse verso l’altro, dal nostro essere cura delle fragilità.
Non abbiamo bisogno di stravolgere la nostra natura, il nostro essere, i nostri valori che sono i pilastri della nostra missione e ci identificano, siamo una grande Associazione ed abbiamo tutte le potenzialità per realizzare le nostra ambizioni di esserci là dove c’è una persona ammalata, una persona anziana una persona in difficoltà. Abbiamo bisogno di dare gambe ai nostri valori e mettere insieme le nostre energie per riscrivere la nostra identità di cura e dare all’AVO la corretta allocazione nel panorama associativo italiano.
L’esperienza che ho maturato negli anni di AVO, sia come volontario che come consigliere e presidente, mi ha convinto della straordinarietà della nostra missione e che abbiamo le energie per poter ripartire.
Come Federavo avremo il compito di tenere unite tutte le AVO, come volle nel lontano 1980 il Professor Longhini, un compito gravoso ma entusiasmante che porteremo avanti come consiglio insieme alla Conferenza delle Regioni ed a tutti voi in un contesto di piena reciprocità. Dobbiamo riuscire a dare a tutte le AVO un supporto ed una visione comune per i prossimi anni.
Il piano triennale che ho proposto mira a valorizzare il potenziale talvolta inespresso della nostra Associazione, un potenziale che vedo e che avverto ogni giorno. Il piano è articolato intorno alla riscrittura della nostra identità di cura per riportare AVO tra le Associazioni riconosciute a livello nazionale, una posizione che riconosca il nostro valore e che ci meritiamo.
Abbiamo bisogno di attivare un clima di dialogo e fiducia che consenta di lavorare bene insieme e ad ognuno di esprimersi, di far sentire la propria voce. Creeremo, già prima dell’estate, dei momenti di incontro strutturati per avere in autunno un primo piano di attività specifiche per le quali il coinvolgimento di tutti, ed in particolare dei direttivi, sarà indispensabile, dobbiamo fare lo sforzo di avere piena consapevolezza e responsabilità del nostro ruolo e che siamo stati eletti per essere al servizio dell’AVO intesa come organizzazione ed insieme di persone mosse da un obiettivo comune che è l’altro, la persona fragile.
Nei prossimi tre anni abbiamo il compito di trasformare e rinnovare l’AVO, valorizzando le potenzialità offerteci della riforma del Terzo Settore ed andando incontro ai bisogni sempre crescenti che nascono intorno a noi e che ci chiamano ad interpretare il nostro ruolo di “dare voce a chi non ha voce” proprio come fecero nel lontano 1975 i nostri fondatori che avevano l’obiettivo di umanizzare i percorsi di cura.
Il nostro modello organizzativo ci consente ampi margini di manovra, discrezionalità e flessibilità senza dimenticare l’unitarietà, la reciprocità, l’essere AVO e l’aver abbracciato la sua filosofia e cultura, pensare globale ed agire locale sarà il motto che vorrei guidasse tutti noi che agiamo nei nostri territori ma pensiamo alla cosa comune che è l’AVO.
Le decisioni che prenderemo saranno condivise in un clima di democrazia associativa, la differenza la farà quello che voi farete sulla base di queste decisioni e non tanto le decisioni in sé, la trasformazione della nostra cultura associativa avverrà con un nuovo modo di essere AVO che non tralascia nulla della nostra storia ma si adegua ai tempi e noi sui territori dovremo avere il pieno controllo delle nostre azioni e scelte.
Vivremo insieme la sfida di cambiare, di ripartire, di lasciarci alle spalle i difficili anni della pandemia arrivati quando già la nostra Associazione aveva problemi di ricambio generazionale dei direttivi, di disponibilità di nuove risorse che garantissero il naturale turnover dei volontari. Mi auguro che ci starete vicino, che sarete al mio e nostro fianco perché insieme potremo andare lontano.
Il mio profondo desiderio è quello di dare all’AVO la sua corretta allocazione nel panorama associativo nazionale valorizzando tutti i suoi volontari, vorrei fossimo percepiti come Associazione seria ed affidabile che ha a cuore il benessere delle persone fragili e che opera sempre in un contesto di sussidiarietà, insieme agli Enti ed Istituzioni anche avvalendosi delle previsioni del Codice del Terzo Settore attraverso la co-progettazione e co-gestione.
Non sarà facile, dovremo fare affidamento sulla reciprocità, cambiare un po’ la nostra mentalità, sentirci “parte di un tutt’uno”, migliorare le nostre capacità comunicative per parlare di noi ma soprattutto di quello che facciamo in modo avvincente che avvicini a noi il consenso collettivo e i nuovi volontari.
Il vostro aiuto sarà indispensabile perché solo così potremo portare avanti il piano triennale partendo dall’obiettivo principale di riscrivere la nostra identità di cura passando per la valorizzazione dei nostri talenti, del potenziale di cui talvolta non siamo consapevoli ma che sono certo essere presente.
Ringrazio la presidenza ed il consiglio uscenti per il loro operato ed ora vorrei leggervi una poesia di Ezio Bosso, compositore prematuramente scomparso nel 2021, i cui versi hanno una potenza fortemente evocativa della forza dì andare avanti anche dopo i momenti bui, la forza della volontà, la forza di crederci sempre perché l’obiettivo vale la pena e l’AVO vale la pena di investire tutte le nostre possibili energie per farla rifiorire.
Un caro saluto,
Francesco
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Poesia di Ezio Bosso
Io li conosco i domani che non arrivano mai
Io li conosco i domani che non arrivano mai
Conosco la stanza stretta
E la luce che manca da cercare dentro
Io li conosco i giorni che passano uguali
Fatti di sonno e dolore e sonno
per dimenticare il dolore
Conosco la paura di quei domani lontani
Che sembra il binocolo non basti
Ma questi giorni sono quelli per ricordare
Le cose belle fatte
Le fortune vissute
I sorrisi scambiati che valgono baci e abbracci
Questi sono i giorni per ricordare
Per correggere e giocare
Si, giocare a immaginare domani
Perché il domani quello col sole vero arriva
E dovremo immaginarlo migliore
Per costruirlo
Perché domani non dovremo ricostruire
Ma costruire e costruendo sognare
Perché rinascere vuole dire costruire
Insieme uno per uno
Adesso però state a casa pensando a domani
E costruire è bellissimo
Il gioco più bello
Cominciamo…