Intervista a Leda Martorano, Presidente AVO Santena (M. Chiarmetta)

 

Leda Martorano, alla guida dell’Avo di Santena da 37 anni, ha ricevuto dalla pro loco del Comune il premio Asparago d’oro per la sua dedizione e per il suo  impegno  a favore degli anziani più fragili e deboli nella casa di riposo Forchino.

Ti aspettavi questo premio?

Con mia grande sorpresa questo premio è arrivato in un periodo così difficile in cui il nostro servizio si era interrotto dal 20 febbraio 2020. Per me è stato il simbolo di una rinascita, che mi ha dato più forza, coraggio, fiducia e determinazione per la ripresa.

Come è nata la tua storia nell’AVO?

Io lavoravo allo sportello delle prenotazioni all’ufficio ASL di Santena. Un mattino una signora mi diede un volantino di colore giallo, era l’Avo di Chieri che cercava volontari. Quando lessi le finalità in me si risvegliò il desiderio di donare alcune ore del mio tempo alla cura degli anziani più fragili. Con alcuni giovani volontari del gruppo parrocchiale, nelle nebbiose serate autunnali partecipai al corso di formazione per nuovi volontari organizzato dall’Avo di Chieri.

Era il 1983. Iniziò così la storia della nostra AVO, con la mia promessa agli anziani della casa di riposo Forchino che non sarebbero più stati soli perché un gruppo di giovani volontari sarebbe andato a trovarli in amicizia. Per più di 20 anni restammo sotto la guida della dottoressa Miranda Panero, poi nel 2006 diventammo autonomi per essere più liberi di progettare e sperimentare nuove attività.

Come sei riuscita a conciliare gli impegni lavorativi e familiari con quelli del volontariato?

La mia è stata una scelta sentita e responsabile. Ho messo in conto l’idea che il tempo dedicato agli altri deve essere ritagliato, non avanzato.

Ci sono state difficoltà e problemi in questo percorso?

Ho superato tantissime difficoltà e problemi, ma non ho mai mollato pensando a quella promessa fatta agli anziani la prima volta. Ogni difficoltà superata mi ha arricchito umanamente, perché ogni mia azione è stata compiuta per migliorare la vita degli anziani. La mia attenzione è stata dedicata ad ogni singola volontaria, perché ognuna si potesse sentire, accolta, ascoltata e considerata. Solo una persona ben inserita nel gruppo può donare amore.

Ricordi qualche progetto speciale all’interno della casa di riposo?

Negli anni i progetti realizzati sono stati tantissimi. Mi sono rimasti nel cuore i concorsi di poesia e pittura e quello degli amici di penna con la partecipazione di ragazzi e bimbi di tutte le scuole santenesi. Nel dono reciproco di amore e tenerezza c’è un grande progetto educativo per i giovani e un messaggio agli anziani per farli sentire ancora protagonisti delle loro vite.

Altri progetti che hanno riscosso grande interesse sono stati il corso di teatro, sfociato con l’indimenticabile spettacolo di fine anno, il progetto dei quadri impressionisti reinterpretati dagli anziani e le gite al mare di un giorno che hanno fatto provare agli anziani emozioni ormai lontane, ma da ricordare per un anno intero.

Come sei riuscita a mantenere unito il gruppo dei volontari dopo la sospensione forzata dal servizio a causa del Covid?

Dal 20 febbraio 2020 i volontari non sono più potuti entrare nelle case di riposo cittadine e, dopo un periodo di smarrimento e paura, abbiamo trovato strategie alternative per conservare i contatti sia con gli anziani che fra i volontari. Abbiamo organizzato corsi di yoga online, corsi di lettura perché discutere su un argomento comune ci faceva sentire vicini. Anche riguardo agli anziani abbiamo agito affinché non si spezzasse il filo che ci unisce: a piccoli gruppi e in accordo con la direzione del Forchino, abbiamo continuato a creare fiori di carta per i loro compleanni, abbiamo creato cartelloni con foto dei momenti trascorsi con loro; per Natale abbiamo regalato ad ognuno una sciarpa coinvolgendo anche i ragazzi delle scuole per i biglietti di auguri. Alcune volontarie hanno creato nuovi addobbi per gli alberi di Natale distribuiti nei corridoi. Gli anziani ci hanno risposto con bigliettini in cui c’era scritto: vi aspettiamo, tornate presto. A Pasqua abbiamo confezionato pacchetti con ovetti di cioccolato. Piccole cose che però sono state importanti per far sentire ognuna di noi appartenente alla nostra associazione. Infatti, in questi giorni in cui collaboriamo con la direzione nelle visite ai parenti, grande è stata la risposta dei volontari alla mia richiesta di partecipazione.

Quali sono le tue aspettative future?

Abbiamo grandi aspettative, capacità di fare rete, crescere e credere nel futuro. Per la nostra Avo crediamo nel servizio domiciliare leggero, non sappiamo che cosa ci chiederanno di fare nelle case di riposo, ma siamo pronti ai cambiamenti, rispettando sempre quella che è la nostra mission. Per quanto riguarda la società mi aspetto più rispetto e tutela degli anziani. Nella pandemia hanno pagato un prezzo troppo alto, morti soli e dimenticati. Vorrei che siano maggiormente rispettati i loro diritti e chi ha voce per decidere ne tenga conto, perché solo la società che tutela i più deboli può dirsi civile. Contiamo molto sui giovani e continueremo a fare progetti con loro.

 

Marina Chiarmetta