Intervista a Giancarlo, volontario AVO Massa Carrara (G. Zarbà)

 

Di Giancarlo nei giorni scorsi si è parlato parecchio in TV e scritto su giornali e social per aver “Ceduto la sua prenotazione al vaccino alla mamma di un disabile”; anche io ho avuto il piacere di sentirlo al telefono. Mi presento e gli chiedo se posso rubargli un po’ di tempo.

So che è stato un volontario AVO e la cosa mi rende più facile chiedergli se ha voglia di raccontarsi un po’. La risposta è un sì purché non intenda trattarlo e scrivere di lui come se fosse un eroe!

Giancarlo, una persona semplice e modesta, ha ormai superato i 90 anni ed ha certamente tanto da raccontare della sua vita ma, schivo com’è, mi mette quasi in difficoltà a porgli le domande… Non voglio essere invadente.

Mi racconta di aver lavorato fino agli 86 anni, un lavoro autonomo sempre svolto con lo stesso entusiasmo e di aver incontrato l’AVO verso gli 80 spinto da un invito, ascoltato in Chiesa, di una volontaria che presentava l’imminente corso di formazione. Inizia così la sua esperienza in Pronto Soccorso, servizio piuttosto impegnativo per il quale, afferma, non si è sentito adatto, per poi proseguire in Casa di Riposo dove ha purtroppo toccato con mano la solitudine delle persone anziane purtroppo spesso abbandonate dalle famiglie.  Ha cercato di colmare la loro solitudine stando loro accanto finché la malattia della donna con la quale ha vissuto per più di 60 anni non si è ammalata e ha dovuto dedicare a lei tutto il suo tempo.  Anna è la moglie con la quale ha condiviso cose belle ma anche malattie, problemi e lutti e quando parla di lei si avverte l’emozione e la tenerezza di un uomo purtroppo adesso solo. Solo… ma “non troppo” perché ha una bella famiglia, 5 figli con relativi coniugi e 12 nipoti che, con la loro presenza, lo colmano di affetto.

Quando gli domando come sta vivendo il periodo di restrizioni e di paura di contagio da Covid, mi dice; “ma che paura del Covid può avere una persona che ha vissuto la guerra, la miseria, la mancanza di luce, acqua…?”

Giancarlo non sembra averne paura tanto che svolge normalmente le sue giornate provvedendo personalmente a fare le cose di sempre.

Si dice sazio di vita e, in merito al vaccino, ritiene che, considerata la sua età, avrebbe potuto attendere perché, a suo avviso, la precedenza andrebbe data ai più fragili, a chi lavora, ai giovani ed è stato proprio questo il suo pensiero quando ha offerto il suo posto per il vaccino alla mamma di un ragazzo fragile, vaccino per il quale avrebbe dovuto attendere parecchio.

Anche se Giancarlo ribadisce di non enfatizzare l’episodio, il suo gesto è stato la scintilla per sollevare un problema e l’aver accettato di portare la sua richiesta anche in televisione ha fatto sì che il protocollo che non prevedeva in maniera prioritaria il diritto di vaccino ai caregiver e familiari di soggetti deboli venisse modificato. Una conquista, quindi, che parte dalla Toscana per poi allargarsi a tutte le Regioni.

Così Giancarlo esprime tutta la gioia per le mamme che si trovano in situazioni simili e mi ripete ancora che il suo non è un gesto eroico ma un gesto da volontario e… “il volontario non ha nome”!

Ancora due chiacchiere sul Covid e le restrizioni imposte portano Giancarlo a dirmi che non avverte la costrizione a non muoversi perché abita nel posto più bello del mondo; da casa, infatti, vede da una parte il mare e dall’altra i monti e, quindi, cosa desiderare di più?

Grazie, Giancarlo, di avermi dedicato un po’ di tempo e arricchita della tua esperienza di vita e della tua serenità!

Giusi Zarbà