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(Dal saggio di Franco Nanetti “Grammatica del cambiamento”, Erickson, Trento, e “Guarire le ferite emotive” in corso di stampa)
 
Franco Nanetti
Professore di ruolo presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Urbino. Psicologo, psicoterapeuta, counselor clinico, Direttore dei
Master in “Mediazione dei conflitti” presso l’Università di Urbino, supervisore e coordinatore scientifico della Scuola Superiore in “Clinica esistenziale”. E’ autore di numerosi libri pubblicati con case editrici nazionali ed internazionali.
 
IL MONDO È SPECCHIO DEL NOSTRO “PROFONDO SENTIRE”
Richard Wilhelm si era trovato in un remoto villaggio cinese colpito da una tremenda siccità. Gli abitanti avevano fatto di tutto per mettervi fine, ricorrendo a preghiere e a incantesimi di ogni sorta, ma sempre invano sicché gli anziani del villaggio avevano detto a Wilhelm che l’unica soluzione possibile era di di far venire un mago della pioggia da lontano.
La cosa interessò enormemente Wilhelm, il quale era riuscito a essere presente all’arrivo del mago della pioggia. Questi, un vecchietto grinzoso, era giunto a bordo di un carro coperto. Scesone, aveva fiutato l’aria con espressione disgustata e quindi chiesto che gli fosse assegnata una capanna alla periferia del villaggio, ponendo come condizione che nessuno lo disturbasse e che il cibo gli fosse lasciato fuori dell’uscio.
Per tre giorni, non se ne era saputo più nulla. Poi, il villaggio era stato svegliato da un vero e proprio diluvio; era persino nevicato, cosa del tutto insolita in quella stagione. Wilhelm, rimastone grandemente impressionato, era andato dal mago della pioggia uscito dalla sua volontaria reclusione, al quale aveva chiesto meravigliato: «Sicché, tu puoi far davvero piovere?». Il vecchio s’era messo a ridere rispondendo che «naturalmente» non poteva far piovere affatto.
«Ma finché tu non sei venuto» gli aveva fatto osservare Wilhelm «c’era una terribile siccità. Poi passano tre giorni, ed ecco che si mette a piovere». E il vecchio: « Ma no, le cose sono andate in tutt’altro modo. Vedi, io provengo da una regione dove tutto procede per il meglio, piove quando è necessario e fa bel tempo quando occorre, e anche la gente è a posto e in pace con se stessa. Non così invece con la gente di qui, la quale è fuori dal Tao e fuori di sé.
Quando ho messo piede nel villaggio sono stato subito contagiato, per cui ho dovuto starmene da solo finché non sono tornato nel Tao, e allora com’è ovvio s’è messo a piovere.
Da “Opere” di Carl Gustav Jung
Secondo Greeg Braden (2010) è “il sentimento che crea il desiderabile e l’indesiderabile”.
Per la tradizione essenica, il mondo, come si desume dal racconto in esergo, è specchio del nostro “intimo sentire”, al di là delle nostre non sempre consapevoli intenzioni.
La legge universale della “risonanza” ne è una evidente dimostrazione.
Se ci intratteniamo con emozioni negative, il mondo si ripropone con lo stesso volto di quello che “emozionalmente proviamo”.
Se temiamo l’abbandono, veniamo abbandonati.
Quello che accade fuori è uno schema che si è già manifestato dentro di noi.
Per questo che in psicoanalisi e psicologia si parla di coazione a ripetere e profezia autoavverantesi.
Quello a cui diamo forza emotiva dentro di noi, ha molte probabilità di compiersi.
Se ci sentiamo e percepiamo incapaci, e viviamo per questo un sentimento di afflizione e sfiducia, troveremo sempre persone che ci criticheranno e giudicheranno.
Se siamo incistati dentro un costante rimuginio intriso di rabbia incontreremo sempre persone che ci offenderanno con la loro aggressività e con le quali ci dovremo sempre scontrare.
Se rimaniamo inconsapevolmente concentrati sulla paura, anziché attrarre ciò che desideriamo, attraiamo ciò che temiamo.
Per la Legge della risonanza, attraiamo ciò che è vibrazionalmente affine.

TRASMUTARE NELLA PACE, NELLA GIOIA E NELLA GRATITUDINE
Tutto dipende dal nostro intimo sentire.
La nostra volontà è debole.
Per questo se vogliamo un destino diverso, dovremo tenere conto dei sentimenti che proviamo e di come possiamo trasmutare nella pace, nella gioia, nella gratitudine, indipendentemente da quello che ci accade (F. Nanetti, 2015).
Il vero appello ad una diversa realtà non reclama nulla; è una sovrabbondanza di autentica gioia che nonostante ogni difficoltà intravede un futuro diverso.

NELLA GIOIA TUTTO DIVENTA MAGIA
Se desideri che le cose cambino smetti di lamentarti.
Non rimuginare su quello che non va.
Se nel risentimento, nei rimpianti e nella disperazione l’energia tende a stagnare, allorchè entri nella pace e nella gioia diventi un esploratore di infinite possibilità.
Quando vivi nelle emozioni del cuore diventi capace di intravedere soluzioni che fino a quel momento non avevi intravisto, e molte cose che ti apparivano impossibili diventano possibili.
Gli “angeli” “paradossalmente” vengono in tuo soccorso quando continui ad amare te stesso e la vita, nonostante gli innumerevoli inciampi.
In altre parole prima sei nella gioia meglio è, anche quando le condizioni esterne non ti permettono di viverla.
 
COME SI DIVENTA UN “MAGO DELLA PIOGGIA”?
Un genitore può fare molti errori con i propri figli, ma questi errori non sono particolarmente significativi se lo stesso genitore rimane consapevole quotidianamente di far dono della propria felicità.
Alcuni nell’ambito delle professioni sociali che svolgono, impegnano il loro tempo a dare “ascolto, attenzione, empatia, sollecitudine”.
Ma la loro azione talvolta non è particolarmente meritoria.
Spesso fanno tutto ciò in uno stato di incoerenza.
Sul loro volto, nonostante ciò che dichiarano, trapela ben altro da quello che vorrebbero dare.
Non sono dei “maghi della pioggia”.
Non si può offrire ad altri quello che non si sa dare a se stessi.
Il vero dono d’amore avviene per “contagio”.

Scriveva il mistico russo San Serafino di Sarov: “Acquista e conserva la pace interiore e migliaia intorno a te troveranno la salvezza”.