Dalla Sanità alla Salute: le Case di Comunità (di Gabriella Compagnoni)

 

Viviamo un periodo di grandi cambiamenti, legati soprattutto alla pandemia che ha prodotto una grave crisi economica, mettendo così a nudo e aggravando le debolezze del Sistema sanitario, ma aprendo anche la strada al potenziamento di alcune strutture. Inoltre, grazie al Recovery Plan, molte sono le risorse che il nostro Paese ha a disposizione per promuovere lo sviluppo economico e il benessere dei cittadini con il rafforzamento dei servizi.

La redazione di Nuovo NOI INSIEME ritiene pertanto utile occuparsi degli interventi previsti in campo socio-sanitario per offrire una informazione di supporto e stimolo alle varie AVO affinché esse possano avviare nuove tipologie di servizio o rafforzare quelle tradizionali.

Con questo primo articolo vogliamo aprire uno spazio informativo sulle Case di Comunità, uno dei tanti settori di intervento previsti nel Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) approvato nel mese di aprile 2021.

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Il testo del PNRR presentato in sede UE introduce formalmente l’istituzione delle Case di Comunità e degli Ospedali di Comunità nell’ambito del potenziamento dei servizi territoriali e di prossimità.
La Casa della Comunità è rappresentata da un luogo ben riconoscibile dalla comunità, nel quale trovano sede gli spazi dell’accoglienza e della cura, i servizi sanitari primari di diagnosi, cura e riabilitazione garantiti da personale polispecialistico (gruppi di medici di medicina generale, pediatri di famiglia, medici specialisti, tecnici della diagnostica e della riabilitazione, infermieri di famiglia e di comunità, psicologi), i servizi sociali, figure professionali per la prevenzione e promozione della salute del territorio, volontari e reti del Terzo settore che partecipano alla costruzione del progetto di salute comunitario.
Casa della Comunità non un poliambulatorio, non un insieme di servizi, ma spazio in cui tutti si sentano accolti, ascoltati e riconosciuti nella loro dignità. Luogo dove è richiesta, come presupposto fondamentale, la lettura dei bisogni di un territorio in termini partecipativi. Necessario il superamento della separazione tra sociale, ridotto ad assistenziale, e il sanitario.
CdC luogo dove portare avanti la politica di integrazione socio-sanitaria che tiene conto del grande patrimonio e del valore di cui Terzo settore e Volontari sono portatori.
Il volontariato e le reti sociali devono essere promossi e valorizzati quali componenti sistemiche dei servizi in una relazione bidirezionale e reciproca. Le reti sociali completano e popolano di socialità il contesto, offrendo attività di supporto nella presa in carico dei servizi.
Il Volontariato è chiamato ad agire una funzione politica, ad aprirsi alla collaborazione. ad attivarsi come governance dei territori in una nuova assunzione di consapevolezza nell’agire e nell’essere accogliente. Servono metodi continuativi per far si che i progetti nei territori non siano solo esperienze sporadiche (sperimentate magari durante la pandemia) ma si consolidino e diventino organiche.
il volontario deve superare “il fare con il buon cuore” ma, consapevole e adeguatamente formato, deve saper cogliere i contesti nei quali è collocato ed agire con “professionalità”.

Trovo doveroso riportare un pensiero del prof. Longhini “E’ necessaria la curiosità, non certo intesa come violazione del privato del prossimo, ma come volontà costante di conoscere il nuovo, di esplorare le nuove necessità sociali e sanitarie per riuscire ad adeguare ai tempi il dono prezioso di cui abbiamo avuto grazia”.

In Lombardia la riorganizzazione delle strutture sanitarie sul territorio prevede la presenza di 203 Case della comunità (1 ogni 50.000 abitanti), 60 Ospedali di comunità (1 ogni 150.000 abitanti), 101 Centrali operative territoriali (1 ogni 100.000 abitanti). Nelle zone di montagna lo standard previsto per le Case della Comunità è invece di 1 ogni 25.000 abitanti.

Gli Ospedali di Comunità sono strutture di ricovero intermedie. Si collocano tra il ricovero ospedaliero, destinato al paziente acuto, e le cure territoriali-previsti ricoveri brevi, interventi a bassa intensità clinica a gestione prevalentemente infermieristica- di norma dotati di 20 massimo 40 posti letto-

Gabriella Compagnoni – AVO Lecco