Innovare, facile a dirsi… (M. Chiarmetta)

 

La Fondazione Italia Sociale ha fatto una ricerca nel mondo del non profit sulla necessità di innovazione da parte delle organizzazioni.
Il Terzo settore ha sempre cercato di trovare soluzioni più vantaggiose ed efficaci per soddisfare bisogni emergenti, soluzioni adatte a tradursi in politiche reali e risolutive.
Già prima della pandemia, il non profit era schierato dalla parte di un’innovazione aperta. La complessità dei problemi da risolvere aveva già spinto a moltiplicare le competenze teoriche e pratiche e a sperimentarle all’interno di contesti di vita reali.
Nell’emergenza pandemica tutti i parametri sono saltati e il Terzo Settore si è trovato di fronte ad una realtà che lo ha costretto a cambiare strada velocemente. La mancanza di una strategia nella metà dei soggetti campione e la riluttanza dei dipendenti, legata alle scarse competenze ha creato una battuta d’arresto.
Imparare a relazionarsi con il mondo per creare processi positivi è stato molto faticoso. Il digitale ha offerto uno strumento prezioso anche per aprire nuove strade di comunicazione, ma i processi di innovazione si stanno realizzando là dove c’è una classe dirigente sensibile e coraggiosa, dove si attuano partenariati anche con organizzazioni di settori diversi senza paura di contaminazioni.
La rete è ancora problematica, ma è la strada che può dare sicurezza e forza alle associazioni per portare a compimento i progetti. Rimane il rischio che qualcuno si perda per strada soprattutto se non viene aiutato ad attivarsi.
Anche se nell’emergenza l’accesso ai fondi è stato reso più semplice e flessibile, le modalità con cui gli enti regolatori sostengono l’innovazione sono spesso inefficaci, perché limitati nel tempo e in ambiti ristretti.
E’ e sarà essenziale il tema della fiducia e collaborazione tra enti erogatori e enti beneficiari in un dialogo articolato di controllo e di verifica.
L’esigenza di innovare è sentita dal 96% degli intervistati, ma di qui a essere tradotta nella realtà quotidiana il passo è ancora molto lungo.

Marina Chiarmetta

Da “BUONE NOTIZIE” – 23/03/2021