Riportiamo di seguito la lettera inviata dal Presidente Federavo Massimo Silumbra al Presidente della Repubblica Italiana On. Sergio Mattarella, al Presidente del Governo On. Giuseppe Conte, al Presidente del Senato On. Elisabetta Alberti Casellati, al Presidente della Camera On. Roberto Fico, al Ministro della Sanità On. Roberto Speranza, al Ministro del Welfare On. Nunzia Catalfo e alla portavoce del Forum nazionale del Terzo Settore Dott.ssa Claudia Fiaschi.
L’A.V.O. – Associazione Volontari Ospedalieri opera da 45 anni su tutto il territorio Nazionale prestando assistenza gratuita, morale e psicologica, agli ammalati ricoverati nelle strutture ospedaliere, agli anziani ospiti nelle RSA e nelle Case di riposo, a chi soffre disagi psichici, a chi vive i suoi ultimi giorni negli Hospice.
La nostra è una presenza capillare, discreta e silenziosa, che ha contribuito, negli anni, a definire e radicare il processo di umanizzazione delle cure, con una costante, fattiva collaborazione con le strutture sanitarie nelle quali operiamo.
Ci sentiamo pertanto in dovere di intervenire e di far sentire la nostra voce nel dibattito che con sempre maggiore partecipazione si sta svolgendo in questi giorni in Italia riferito alle condizioni in cui versano migliaia di nostri concittadini.
Ci riferiamo agli anziani nelle RSA e nella Case di riposo, privati degli affetti dei loro cari e del supporto di tanti volontari e relegati in un isolamento che dura ormai da troppi mesi; ci riferiamo anche agli ammalati ricoverati negli ospedali, nelle Comunità e nella altre strutture di cura, assistiti con dedizione dal personale sanitario, ma privi di contatti umani, di una visita, di un supporto morale utile a far sentir loro minor disagio, minore sofferenza e solitudine.
Siamo consapevoli delle precauzioni e delle cautele che si sono dovute attivare a far tempo dallo scorso mese di Marzo per far fronte e contenere gli effetti dell’epidemia e tutelare le vite degli anziani nelle strutture e degli ammalati ricoverati nelle corsie dei nostri ospedali.
Il grido di dolore che giunge ora non è però più sopportabile e ci obbliga ad esprimere delle considerazioni e a richiedere agli organi dello Stato una valutazione ponderata e iniziative volte a cercare vie di uscita che possano affiancare alle tutele sanitarie la ripresa di una vita sociale, di relazione umana, che possa consentire un sollievo morale e una ricomposizione degli affetti di cui queste persone sono state private.
Occorrono indicazioni precise per stabilire dei percorsi di accesso alle strutture, seppur regolamentati e sotto rigido controllo sanitario, che possano consentire una ripresa dei contatti, la possibilità di uno sguardo o di una carezza, di raccontare e di essere ascoltati, per tentare di recuperare il valore delle relazioni e della dignità di cui i nostri anziani ed ogni malato hanno bisogno e diritto.
In difetto, il rischio conclamato è la depressione, il senso di solitudine e di abbandono, il desiderio di spegnersi e di andarsene, senza più voglia di vivere.
Gli oltre 23.000 volontari dell’AVO rivolgono quindi una accorata preghiera al Presidente della Repubblica, al capo del Governo, alle alte cariche dello Stato e a tutte le parti in causa, affinché possa essere trovata una soluzione e vengano fornite indicazioni a tutela della vita e della dignità morale e sociale dei nostri anziani, delle persone sole, malate e vittime della depressione.
Vogliamo altresì esprimere preoccupazione per le sorti future della nostra Associazione: l’impossibilità ad accedere negli ospedali e nelle strutture per anziani per prestare il nostro servizio sta causando un profondo senso di sconforto e disagio tra i nostri volontari e ci fa percepire in maniera evidente il rischio di poter perdere o dissipare questo nostro grande capitale umano con tanta fatica e tanto tempo acquisito.
In tutta Italia i volontari AVO si stanno adoperando in attività di supporto alternative ma sentiamo altresì forte ed impellente il bisogno di poter tornare al nostro servizio che si basa sull’esserci, sullo stare accanto, sul saper ascoltare e consolare e sul poter offrire in dono al nostro prossimo una piccola parte di noi e del nostro tempo.
Ci auguriamo che questa emergenza sanitaria possa presto concludersi e si possa tornare a costruire relazioni umane fondate sulla condivisione e sulla reciprocità, rivolte all’edificazione di una società civile migliore e più accogliente.
Auspichiamo pertanto che le nostre proposte e l’aiuto richiesto possano ottenere riscontro e vengano avviate iniziative volte a trovare soluzioni alle criticità che emergono dalla parte più debole e fragile della nostra società.
Ringraziando per l’attenzione che vorrete riservarci, porgiamo i nostri più cordiali saluti.