Il nostro amico Andrea Spinelli sta raccogliendo dei fondi per un desiderio che diventerà un progetto per continuare a sensibilizzare sulla malattia che porta nello zaino (leggi l’articolo su https://www.gofundme.com/f/quottano-il-gabbianoquot-un-desiderio?utm_source=customer&utm_medium=copy_link-tip&utm_campaign=p_cp+share-sheet)
“Una premessa è doverosa, altrimenti si può far fatica a comprendere ciò che scrivo e del progetto di cui parlo.
Tante persone conoscono il mio stato di salute, altre no, il cancro alla testa del pancreas non operabile e in stato avanzato che mi porto dietro da oltre sei anni è una delle patologie oncologiche più aggressive, è grazie alla scienza, alla medicina, alla forza di volontà, al mio sistema immunitario ed ai tanti passi percorsi a piedi, che io oggi sono ancora vivo. Tra qualche giorno terminato l’ultimo ciclo di chemioterapia saprò, dalla bocca di alcuni medici, oncologo e gastroenterologi, come e quanto ancora lungo sarà questo mio andare, previsioni e non certezze, quelle sono questioni che non appartengono a nessuno di noi.
Questo è il peggior periodo per prendere una decisione del genere, ma è anche vero che è arrivato il momento perché io sono malato dal 2013 ed il tempo assume un’importanza che non può essere sottovalutata. Vi ho sempre raccontato della difficoltà di fare progetti nelle mie condizioni, ma i momenti che stiamo vivendo tutti ed i silenzi con cui mi sto confrontando, mi hanno dato coraggio e anche fiducia ad aver speranza.
Da settembre del 2018 ai primi giorni di marzo di quest’anno ho partecipato a numerosi incontri, per mia scelta a titolo gratuito, che si sono andati oltre la mera presentazione di un libro, ho raccontato quella parte della mia vita che sto vivendo con il cancro al pancreas, percependo man mano e realmente l’importanza di ciò che stavo facendo. Non ho interrotto anche con questo nuovo anno e la ripresa della terapia salvavita. Poi l’arrivo della pandemia, il virus che può essere vinto solo cambiando le nostre abitudini e con un isolamento che non giova di certo all’essere umano per la sua crescita. Ho sempre considerato che questo mio andare ed il condividere con altri una situazione non facile da descrivere, come un dare maggior significato alla mia vita e a questo passaggio. Perché è così che siamo tutti, di passaggio.
Vorrei poter tornare nei posti dove sono già stato a piedi, desidererei girare maggiormente il nostro bel Paese e incontrare le persone, perché è nell’incontro verso l’altro che si concretizza l’essenza stessa della viandanza ed adesso tutto non è più possibile ma tornerà ad esserlo.”
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