XXII Convegno Nazionale: Relazione di fine mandato del Presidente Massimo Silumbra
Carissimi Amici, carissime Amiche,
è questa la mia ultima relazione ad un’Assemblea della Federavo.
Sembra ieri che il primo Consiglio Nazionale da me presieduto si riuniva a giugno del 2016 nel silenzio monastico della Certosa di Pesio e ancor più vivo nei ricordi è il più recente primo incontro di questo direttivo oggi uscente svoltosi a Bagni di Vinadio, un piccolo borgo incantato sulle montagne cuneesi.
Ma non è il momento né la sede giusta per abbandonarsi ai ricordi né mi pare corretto volgere indietro lo sguardo.
Anche il titolo di questo nostro XXII Convegno Nazionale non lo contempla, anzi ci sprona a guardare avanti, ad andare oltre, a socchiudere gli occhi per meglio mettere a fuoco i nostri Orizzonti futuri.
Concedetemi solo lo spazio di dire un grande, sincero e sentito Grazie a tutti i volontari che mi hanno accompagnato in questi anni, ai consiglieri del mio primo mandato e a quelli uscenti, ai presidenti regionali, ai revisori, ai probiviri, alla nostra fantastica Tesoriera, alla redazione del Nuovo noi insieme, al past president Claudio Lodoli, presenza costante, amica e discreta.
Grazie a tutti voi Presidenti e alle migliaia di volontari presenti idealmente oggi qui tra noi.
Ho incontrato non so quanti volontari in questi anni: di tutti ho un caro ricordo, da tutti ho imparato qualcosa.
Spero di aver lasciato in loro almeno una traccia di me e del mio essere volontario tra amici volontari.
Abbiamo vissuto insieme anni fantastici e terribili allo stesso tempo.
Abbiamo costruito relazioni, realizzato progetti, organizzato eventi, ci siamo formati in presenza e a distanza, abbiamo migliorato la capacità di comunicare tra di noi, abbiamo anche discusso, ci siamo trovati distanti e poi riavvicinati, a volte non ci siamo capiti, spesso avremmo potuto fare di più, fare meglio, ma … siamo solo dei volontari e non ce l’abbiamo fatta anche se ce l’abbiamo messa tutta…
Ed eccoci qui, oggi, dopo gli anni terrificanti della pandemia a raccogliere i cocci del nostro vaso spezzato, per accorgerci che, dopo tutto, non è poi così distrutto e che se abbiamo pazienza e un po’ di colla, quella umana, quella che abbiamo nel cuore, possiamo ancora aggiustarlo e rimetterlo al centro dei nostri pensieri e del nostro esistere.
Grazie a tutti voi per essere qui oggi, nonostante le difficoltà, nonostante la fatica e l’impegno che vi viene richiesto, a testimoniare con la vostra presenza la volontà di continuare ad esserci e il desiderio di fare dono del vostro tempo dedicato all’Avo.
Un pensiero a chi non c’è più e ci sia caro il loro ricordo, un pensiero a chi non è qui oggi perché non ha potuto venire, ai volontari ammalati, a tutte le Avo smarrite e ai loro volontari dispersi perché riescano a sentire a distanza il battito di questi 300 cuori oggi qui riuniti e ritrovino il senso dell’appartenenza.
L’AVO è una creatura meravigliosa, un sogno realizzato, un ideale che vive e si diffonde da quasi 50 anni solo grazie all’impegno e alla passione di tutti coloro che ne hanno condiviso anche solo una parte della sua esistenza.
L’AVO ha vissuto un’evoluzione continua, dai suoi albori sino al grande passaggio sancito dalle varie leggi sul terzo settore che hanno stabilito la necessità e l’obbligo di adeguare la struttura ad una gestione democratica del rinnovo cariche attraverso regolari elezioni e non più per nomina.
Di lì è iniziata una rivoluzione silenziosa e continua perfezionata nel cosiddetto “Progetto Koinè” che ha rivoluzionato la nostra capacità di comunicazione, la nostra immagine, il nostro essere riconosciuti in tutta Italia come una delle più importanti, se non la più importante, associazione di volontariato impegnata nel mondo sociosanitario.
Diventa ora quasi difficile ricordare cos’era l’AVO prima di questa svolta.
Prima di avere un nuovo logo con cui ora siamo chiaramente identificati, ovunque, al primo sguardo;
Prima di avere un sito dove ogni giorno c’è qualcosa di nuovo da leggere, da scoprire e una vera redazione che raccoglie gli spunti da ogni Avo e li condivide con tutte le associate;
Prima di essere presenti quotidianamente su tutti i social per consentire ai volontari di Cuneo di sapere cosa hanno fatto ieri quelli di Palermo.
Prima che capissimo i rischi dell’imboccamento e che noi non siamo nati per quello, ma per stare accanto, anche durante i pasti, certo che si, ma evitando di compiere azioni non dovute, in base al sacrosanto principio della sussidiarietà del nostro servizio, non della sostituzione con chi è chiamato a svolgere attività tecnicamente qualificate.
E che stare accanto significa essere presenti anche nei reparti psichiatrici, dove, per paura, abbiamo sempre faticato ad entrare, perché siamo in grado di formarci anche per questo difficile servizio che si svolge accanto alle fragilità della mente, che ti straziano il cuore e l’anima e ti pongono di fronte a interrogativi a cui spesso è difficile dare risposte.
Significa capire che è giunta l’ora di uscire dagli ospedali, abbandonando alcuni reparti dove la nostra presenza non è più così indispensabile e dove il post-Covid ci vedrà probabilmente sempre più esclusi, per consolidare la nostra presenza nelle Rsa, nella strutture per anziani, dove regna il virus più terribile al mondo che è la solitudine, il vuoto interiore, la depressione…
Significa entrare con la nostra educata discrezione nelle case degli ammalati, degli anziani soli, dei fragili, significa frequentare i centri diurni, le case della salute, le comunità alloggio: in una sola parola occuparsi del territorio in cui viviamo ed operiamo.
Significa cercare collaborazioni con altre associazioni, anche e soprattutto con le altre Avo limitrofe, con i Comuni, i territori, le parrocchie, la Caritas.
Significa capire che come volontari Avo abbiamo due obiettivi da raggiungere: il primo è stare accanto agli ammalati, agli ultimi, alle fragilità, alle solitudini;
Il secondo, forse ancora più importante, è stare accanto agli altri volontari Avo, pronti ad accoglierci, a capirci, a metterci gli uni nei panni dell’altro, senza acredine, con gentilezza, senza cattiveria, senza pregiudizi, rancori o invidie, ma forti del nostro senso dell’esserci, dello stare accanto, del posare una mano sulla spalla per chiedere come stai? Posso aiutarti? Ci sono, conta su di me.
Senza aspettare che ci giungano richieste di aiuto, ma cercando di arrivarci prima che l’aiuto diventi vitale, indispensabile, sapendo cogliere le difficoltà in cui versa il nostro amico o amica volontario e senza aspettarsi nulla in cambio, com’è peraltro nostra consuetudine da sempre.
Vi ringrazio perché siete qui oggi, comunque in tanti, e vi prego di tornare alle vostre case, alle vostre sedi, portando agli altri amici volontari il mio saluto, un abbraccio e l’invito a continuare, a resistere alle tentazioni del disimpegno, a proseguire il cammino nell’Avo portando il nostro messaggio di amore, di pace, di condivisione, di reciprocità verso nuovi orizzonti.
Mi scuso con tutti voi se vi ho deluso, se vi ho involontariamente offeso o ferito, se a volte non sono riuscito a farmi capire.
Vi assicuro che ho sempre lavorato per il bene dell’Avo e che da ognuno di voi ho imparato qualcosa, che mi porterò per sempre nel cuore, e di questo vi ringrazio.
Se talvolta ho usato toni che alcuni di voi hanno ritenuto sgraditi o eccessivi o inopportuni, sappiate che sono stati l’espressione del mio sentirmi fortemente coinvolto nell’Avo, un tentativo di far sentire e cercare di trasmettere il mio senso di responsabilità verso l’associazione e verso ogni volontario.
Lascio nelle mani del futuro Presidente un’Associazione viva, vera e appassionata anche se forse stanca e provata per le traversie vissute in questi ultimi due anni e sono certo che Francesco, insieme al nuovo Consiglio Nazionale, e con l’aiuto di tutti voi, saprà ancora migliorarla e renderla più presente, moderna, adeguata ai tempi.
Vi prego: state loro vicini e non fate mai mancare la vostra presenza.
Sono un convinto sostenitore della necessità e dell’utilità del ricambio nella gestione associativa e auspico che anche a livello territoriale venga compresa ed applicata questa modalità che significa ricercare, mettere in evidenza e lasciare spazio a nuove individualità, a nuove idee, a nuove energie.
A Francesco e ai prossimi Consiglieri auguro un buon lavoro e di poter riprendere a vivere l’Avo in presenza, potendosi guardare davvero negli occhi, parlandosi a stretto contatto, conoscendosi, annusandosi e coltivando nel confronto diretto il seme dell’amicizia e della collaborazione.
A loro e a voi tutti lascio da ultimo una parola da custodire.
Una parola che mi è cara da sempre e che rappresenta il vero senso del nostro essere, ora e qui, uniti e presenti con consapevolezza.
Questa parola è Responsabilità.
Responsabilità verso voi stessi, verso l’impegno che, volontariamente, avete preso e trasformato in una scelta di vita.
Responsabilità verso le vostre Avo e verso questa Federavo che, dopo tanti anni, dopo tante iniziative, fatiche, tentativi, non è più quel pianeta lontano e inavvicinabile che poteva sembrare all’inizio del suo percorso di vita, ma è l’essenza del nostro esistere come Associazione, una presenza di riferimento, una guida capace di accompagnare e dirigere in condivisione e dialogo, a volte in apparenza forse un po’ sorda, ma capace invece di cogliere tutte le istanze per elaborarle in forma comune, il più possibile utile e funzionale per tutti.
Responsabilità significa aver cura della propria rosa
È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.
Diventi responsabile per sempre di ciò che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa… disse la Volpe.
«Da te, gli uomini», disse il piccolo principe, «coltivano cinquemila rose nello stesso giardino… e non trovano quello che cercano…»
«E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua…»
E il piccolo principe soggiunse:
«Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore»
Vi lascio con queste parole di amore e di speranza.
Siate responsabili del dono che abbiamo ricevuto dal nostro fondatore.
Cercate sempre col cuore e abbiate cura della Nostra rosa.
Grazie per la vostra amicizia, per la vostra gentilezza e disponibilità, vi abbraccio tutti e vi porterò per sempre nel cuore.
Massimo Silumbra