Testimonianze dalle AVO: Gianni Azzini

Vi voglio raccontare dei momenti salienti della mia breve ma intensa esperienza nel volontariato in AVO. Io vedendo la sofferenza delle altre persone mi sento toccato nel mio intimo, non si può restare indifferenti, questo servizio mi ha permesso seppur in maniera marginale, perché mi impegna poche ore alla settimana, di stare vicini a queste persone. Mi è stato proposto di iniziare questo volontariato per caso, se ci pensate bene le cose più belle e più importanti nella vita ti accadono quando meno te l’aspetti e a volte nemmeno le cerchi; una signora del volontariato mi chiese se volevo provare ad andare al Falusi ad aiutarla perché c’erano solo due volontarie e c’era un gran bisogno visto la grande struttura e il gran numero di anziani presenti. Mi ricordo la prima volta che ci andai mi colpi molto la calorosa accoglienza di una persona molto anziana, ma con un sorriso grande e una gioia che sprizzavano dal profondo della sua anima, ed ogni volta che ci torno e mi vede, mi accoglie con la stessa giovialità di sempre riempendomi di così tanti bei complimenti che mai nessuno mi aveva fatto in tal modo; un’altra signora forse la più anziana, la trovo ogni volta a letto, mi sorride e mi stringe forte la mano come se in tutta la giornata non aspettasse altro che quel breve momento, e ti fa capire che per lei anche solo la tua presenza, senza bisogno di chissà quali parole, in quel preciso momento, è importante per lei veramente, credetemi, infatti la stessa anziana mi sorprese una volta chiedendomi di restare altri cinque minuti lì vicino a lei.

Un altro importante momento è quando iniziai il servizio anche in ospedale, provavo molta vergogna per il mio carattere timido e per il timore di trovarmi di fronte ad una persona malata e non saper che cosa dirgli. Entrando nell’ufficio dell’AVO, mi trovai davanti agli occhi la poesia di padre Faber “il valore del sorriso”, voglio riportare queste parole finali della poesia che ha scosso il mio cuore: “E se incontri chi non te lo offre, sii generoso e porgigli il tuo, nessuno ha tanto bisogno di un sorriso come colui che non sa darlo”. Per me fu una grande spinta a portare ai pazienti un semplice sorriso che può lenire tante ferite e funziona ve lo garantisco. Pensate ad un innamorato quanto gioia può dargli vedere il sorriso dell’amata, il sorriso del figlio nei confronti del genitore, anche il sorriso di un volontario, seppur in minor modo, si parla in termini di affetto, può dar un lieve, ma determinante ristoro ad una persona malata o ad un anziano che vive il dolore della solitudine.

 

Ogni volta che fai una visita non manca mai un grazie e in quel grazie è racchiuso tutto quello che l’altro può darti, è la ricompensa più grande che si possa ricevere. Ti riempie il cuore e al tempo stesso hai dato speranza e regalato un frammento del tuo tempo a quella persona, hai aggiunto qualcosa di bello alla sua giornata grazie alla gratuità di un piccolo gesto di volontariato che magari per te non costa nulla, ma per chi lo riceve è qualcosa di unico. Ho incontrato in ospedale un paziente di ben 96 anni, così lucido e cosciente del dolore che soffriva, al quale non si può non riconoscere che la tua giovane presenza non può non dargli speranza e forza di vivere, e tu rilevi che l’esperienza e la saggezza che un anziano può darti è oro colato per te giovane che hai la vita da costruirti. Pensar che questa persona soffriva il peso di aver una mente lucida a quell’età perché vi era la consapevolezza del dolore rispetto invece agli anziani che vivono il dolore della malattia nella demenza dovuta all’età, ma io mi chiedo non dovrebbe essere già una grazia di Dio essere arrivato a quell’età con la mente lucida, si può essere così supponenti da considerare degna soltanto una vita che svolge certe atti e funzioni oppure ogni vita è degna di essere vissuta perché ha valore indipendentemente dalla sua qualità. Io da cristiano mi sento di sposare questa seconda affermazione e di portare questo messaggio perché ogni vita è degna di essere vissuta e deve essere rispettata. Ora non voglio dilungarmi in questioni bioetiche che meritano di essere approfondite in altre occasioni. Mi permetto di riportare le sante parole di Santa Maria Teresa di Calcutta: “La vita è un’opportunità, coglila, la vita è una sfida, affrontala, la vita è preziosa, abbine cura, la vita è ricchezza, valorizzala, la vita è mistero, scoprilo, la vita è tristezza, superala, la vita è una lotta, accettala, la vita è la vita, difendila”.

Ma, è giusto dirlo, ho incontrato anche situazioni davvero tragiche, persone in fin di vita con il familiare accanto disperato, voi cosa direste? Io penso che non ci siano parole davanti al dolore di una incombente perdita di una persona cara, gli ho detto che mi dispiaceva, non mi sentito di aggiungere parole a quello che la scena già presentava, sono rimasto in silenzio un attimo con il familiare e ho elevato una preghiera a Dio.

Viviamo purtroppo in una società nella quale si sta lentamente perdendo quel rapporto umano tra le persone, questo servizio ci aiuta a maturare umanamente e a mettere in luce il lato migliore di ogni persona, a superare le differenze sociali che la società impone; nel rapportarsi con l’altro si capisce l’importanza di ogni singolo gesto che sia un sorriso di incoraggiamento, una carezza, una parola di speranza, di conforto per queste persone bisognose e questo per un giovane è motivo di grande crescita personale, ti fa apprezzare ed amare la vita per come siamo; quando vedi la sofferenza di colui che soffre, l’infermità di un anziano, percepisci la brevità e la fragilità della vita, comprendi cosa veramente conta nella vita e dà soddisfazione interiore: poter dare qualcosa di se stessi alle persone, portare la speranza.

“Se dunque ti trovi davanti a un malato rattrappito nelle membra e colpito da paralisi interiore, per farlo giungere al medico, apri il tetto e fa calar giù il paralitico, cioè fallo entrare in se stesso e svelagli ciò che sta nascosto nelle piaghe del suo cuore” (dal “Discorso sui pastori” di Sant’Agostino).

Penso che il male più grande di una persona, la paralisi interiore di cui parla sant’Agostino che in certi casi può eguagliare o addirittura superare il dolore fisico è l’incapacità di amare che può portare perfino a mettere fine alla propria vita e qui svolge un ruolo fondamentale la vicinanza che l’altro può dimostrare al sofferente, quel irrinunciabile calore umano che può dar senso e far risorgere quella vita altrimenti abbandonata a se stessa. Si prova una gioia grande nel servire gli altri, in special modo chi si trova in una condizione vulnerabile come può essere un malato o un anziano che ha bisogno della nostra presenza, io invito chiunque a sperimentarlo; ti dà una sensazione di pienezza che nessun altro svago o attività può dare. Ti capita di incontrare persone sole senza familiari che in quel momento gli possono stare vicino e capisci quanto la più grande paura e sofferenza per una persona sia la solitudine, tu volontario, con un semplice “come stai” poni la tua attenzione su essa e lei gratificata ti apre il cuore perché in fondo ognuno di noi ha bisogno di essere ascoltato e compreso e noi volontari che cosa facciamo se non questo. Ciò ti arricchisce l’anima, nobilita la persona; questi piccoli gesti di conforto, di affetto acquistano un valore immenso per chi li riceve e per noi che li doniamo.

Ringrazio il presidente Sergio che da quando mi ha conosciuto ha creduto in me e ha saputo valorizzarmi per la persona che sono e ringrazio tutti i volontari qui presenti per l’essenziale servizio che prestate per la comunità e so che ognuno di voi ci mette il cuore in ciò che fa, altrimenti non potrebbe svolgere questo servizio e quando ci si mette il cuore, i frutti si vedono sempre nella gratitudine delle persone che visitiamo.

GIANNI AZZINI AVO MASSA MARITTIMA – FOLLONICA