Premio Noi Insieme 2019 “Cammini” – il Racconto di Cristina Birago
Sabato 18 maggio è stato assegnato il Premio Noi Insieme 2019 per la Sezione Racconti:
1° posto: “Camminare per rinascere” di Hayat Zaoui – AVO MIRANDOLA
2° posto: “Condividere per crescere” di Cristina Birago – AVO VARESE
3° posto: ”Ogni vita è un cammino” di Roberta Giuliani – AVO MORTARA – “I si che tracciano cammini” di Bianca Serino – AVO CASERTA
Di seguito il racconto di Cristina Birago, classificato al 2° posto.
CONDIVIDERE PER CRESCERE (di Cristina Birago)
Quando entri nel mondo AVO te lo dicono: “Stai attenta a mettere dei paletti tra te e la sofferenza degli altri perché non diventi la tua”. E, incredibile, ci riesci. Impari. Nel momento in cui ascolti e conforti sei lì con tutti i tuoi sensi ma poi ti sei creato una difesa che ti consente di dimenticare quegli occhi e quelle parole, specie quando sono senza speranza. E, quando scendi le scale del tuo Ospedale, ti rivesti delle TUE speranze, preoccupazioni, dolori. Se ne hai, li hai sospesi per qualche ora.
Però qualcuno non lo dimentichi.
Qualche anno fa nel reparto di Neurologia è arrivata una bella, dolcissima signora elegante e discreta accompagnata da figlie come lei. Sembrava un po’ lontana, come se si lasciasse portare senza reazione.
Passavo sempre ma sembrava così stanca e senza voglia di parlare.
I giorni passavano e le figlie, che abitavano lontano, hanno lasciato il posto al padre.
Lui un combattente, pieno di vita e di fede. Sempre vicino a lei e sempre con il sorriso aperto di chi accoglie volentieri le parole altrui.
È diventato un appuntamento fisso in quella stanza silenziosa, lei ogni giorno più lontana e senza parole, lui un fiducioso testimone di amore. Belli tutti e due, avevano viaggiato insieme in posti lontani, avevano il progetto di rifare il cammino di Santiago. Invece poi è arrivata la diagnosi che ci sarebbe stato solo un lento viaggio verso un paese dove non poteva andare con lei ma solo accompagnarla per un tratto.
Li ho accompagnati anch’io. Mettevo dentro la testa ogni volta, chiedevo, ascoltavo lui che era la voce anche di lei e un giorno verso gli ultimi prima di andarmene le ho fatto una carezza come altre volte. A lei che sembrava in un mondo a parte. Ma stavolta si è come svegliata e mi ha mandato un bacio. Così, all’improvviso, come volesse dirmi che sentiva tutto e mi ringraziava. È stata un’emozione fortissima che mi ha fatto uscire in fretta per non far vedere che mi erano venute le lacrime.
Sono poi andati all’Hospice. Non ci ero mai stata, non è parte del nostro servizio nel nostro Ospedale e avevo un po’ paura di entrare in quel posto sconosciuto.
Non è facile andare dove non c’è più altra speranza se non quella di accompagnare chi si ama in un mondo misterioso.
Però ho visto quanta serenità, quanto silenzio, quanto tutti siano in punta di piedi perché il dolore non abbia rumore intorno.
La fede, per chi ce l’ha, aiuta anche in quelle stanze e, mentre lei ormai dormiva sempre, ancora bellissima, io portavo un sorriso e un abbraccio.
Quanto servono gli abbracci quando si è tristi!
Poi se n’e andata. Sono stati mesi, non ricordo quanti.
Poco dopo mi è arrivato in reparto un bigliettino che diceva pressappoco così “la tua presenza a fine giornata al letto di Fabrizia ha portato luce e gioia, sei stata un preziosissimo aiuto negli ultimi giorni della sua vita terrena, un “angelo” con tanto amore autentico, adesso è volata in cielo ma da lassù continuerà a guardare il nostro lavoro. Ti voglio bene “.
Dopo i primi 10 anni di volontariato Avo Varese ci regala una spilletta dorata che simboleggia un po’ una ” medaglietta al valore “. Io l’ho appuntata sul camice ma la mia vera medaglia è il bigliettino di Fernando che tengo sul comodino da tanti anni.
Grazie di avermi reso una persona che non sapevo di essere.