Il “camice” in TNT per un nuovo servizio alternativo di AVO Piacenza
Da qualche giorno, noi volontari di AVO Piacenza, siamo impegnati in un nuovo servizio alternativo: l’accoglienza dei pazienti e dei visitatori al checkpoint di uno degli ingressi del nostro ospedale.
Ogni accesso all’ospedale è infatti “filtrato” attraverso una postazione igienico – sanitaria: i visitatori devono indossare la mascherina chirurgica, igienizzare le mani con l’apposito gel idroalcolico e sottoporsi al monitoraggio della temperatura corporea e dei sintomi riconducibili a Covid mediante la compilazione di un questionario.
Svolgiamo questo servizio insieme ad un’altra Associazione, GAPS – Gruppo Accoglienza Pronto Soccorso, offrendo la copertura della postazione dalle 8 alle 19, dal lunedì al venerdì e prima dell’entrata in servizio abbiamo svolto una formazione online con la responsabile sanitaria ospedaliera del servizio.
Alla postazione il viavai di gente è sempre intenso: si tratta prettamente di pazienti che vanno a fare esami di controllo in reparti vari ma anche l’attivazione del fascicolo sanitario, ritirare referti e cartelle, portare indumenti ai ricoverati. La postazione è vicino alle casse automatiche per il pagamento delle prestazioni e spesso serve anche il nostro piccolo aiuto per pagare.
Per tutti noi è stato davvero emozionante riprendere il servizio in ospedale. Indossiamo un camice un po’ particolare che offre protezione contro il rischio da contagio…una tuta blu, la visiera, la mascherina, i guanti…quasi non ci si riconosce…ma le emozioni dell’incontro con i pazienti ed i loro famigliari sono vive e forti, come durante il servizio in corsia.
Ogni persona che passa al checkpoint ha un storia dietro di se … e noi abbiamo la possibilità di accoglierle. Vogliamo condividerne qualcuna, le mettiamo a disposizione di tutti i volontari, in attesa di poter riprendere il nostro “vecchio servizio” in reparto.
Il signor Armando è in ospedale per “la revisione al motore” (visita cardiologica). Armando è arrivato al checkpoint con la figlia…quasi un’ora prima della visita, troppo presto per accedere ai reparti, così si sono seduti sulle panchine di fianco alla nostra postazione. Armando ha vissuto da bambino la seconda guerra mondiale e ora da “giovanotto” (si definisce così) …la guerra dell’epidemia. Da bambino, la mamma non voleva farlo uscire per timore dei bombardamenti e ora sono le figlie a non farlo uscire per paura che si contagi, così ha imparato a fare i sodoku e i solitari con le carte (ne conosce un sacco e li spiega tutti!) …al pomeriggio si siede in giardino a guardare fuori sulla strada che porta al paese. Ma con la storia della quarantena non passa nessuno. Ha curato le rose della moglie in attesa di portargliele appena colte al cimitero e ha guardato tanta tv… ma…Barbara d’Urso “la giro subito che mi fa addormentare “.
E poi Elias, un bambino di 7 anni, terrorizzato perché deve andare a fare una visita…forse deve fare una puntura…è affascinato dal “camice” di noi volontari perché “sembriamo degli astronauta”. Così dopo aver misurato la febbre, usato il gel e messo la mascherina decidiamo che è il nostro assistente astronauta… Perché l’astronauta è forte e se ha paura del dottore chiude gli occhi e si ricorda che è invincibile. Alla fine della visita Elias passa a salutarci…anche il dottore si è complimentato con lui perché è stato coraggiosissimo!!!! “
Oppure la storia di un signore che ci sfreccia di fianco manovrando una sedia a rotelle e ci confessa contento che, finalmente, può salire in reparto: la sua mamma è stata dimessa da un reparto Covid e può riportarla a casa… Ci fa emozionare.
C’è il neo papà che arriva con un passeggino vuoto. Quasi fatichiamo a fermarlo per igienizzargli le mani talmente vola: è venuto a prendere suo figlio per portarlo a casa.
Come avete potuto leggere l’esperienza è per noi più che positiva…grazie ancora una volta ad AVO per regalarci la straordinaria possibilità di “essere accanto”.
I volontari AVO Piacenza del gruppo Checkpoint: Debora, Anna G., Rosaria, Elisabetta, Marisa, Teresa, Anna B., Chiara e Mauro