Futuro dell’Associazionismo SocioSanitario in Italia
La AFCV, associazione che ha nel suo DNA la promozione della cultura e della formazione del volontariato, ha deciso di organizzare una serie di incontri tra associazioni che operano nel campo sociosanitario, per mettere a confronto le criticità e le esperienze che si sono sviluppate da quando la pandemia del coronavirus ha preso possesso del nostro quotidiano.
Nel primo incontro del 13 marzo (vedi locandina) si sono incontrate associazioni e rappresentanti dei CSV del Nord e Centro Italia che hanno messo a fuoco sia la realtà delle situazioni critiche dove operano e anche le prospettive future che stanno nascendo da una domanda dei bisogni molto mutata.
Tutti hanno dovuto affrontare emergenze nuove.
La Caritas ambrosiana che già è strutturata in rete, ha ampliato i suoi servizi per un numero maggiore di richieste, sottolineando che la mancanza più critica è stata quella del riconoscimento dei diritti fondamentali per le persone.
Quindi ha assunto un ruolo di carità politica non dimenticando mai, incontrando la povertà e la sofferenza di coinvolgere i soggetti per renderli parte attiva del suo intervento.
Tutte le associazioni hanno riconosciuto l’importanza del lavoro in rete, della coprogrammazione, della coprogettualità, messe in risalto dal gruppo di Vigevano e della Lomellina.
Le reti però devono essere in grado di portare a termine i loro progetti e lo possono fare avendo sempre un contatto diretto con le persone, ben strutturato.
Per le associazioni che seguono persone malate di SLA, per i minori disabili la mancanza di un contatto diretto nelle terapie domiciliari, l’isolamento conseguente e la paura di essere abbandonato ha obbligato i volontari a creare dei contatti in remoto con un’accurata formazione.
Per i bambini malati oncologici non è stato più possibile dare un supporto ai genitori presenti e anche qui i contatti in remoto sono stati importanti.
La tecnologia è e sarà fondamentale per mantenere questi contatti e c’è stato quindi un grande sforzo per accettare un cambio di mentalità, di punti di vista quasi inimmaginabili.
E’ stato sottolineato quanto sia importante la cura dei volontari per aiutarsi vicendevolmente ad affrontare il senso di impotenza, le paure insorte, il lutto per la mancanza del servizio. Sono stati attivati corsi, conferenze con esperti, confronti fra i volontari stessi.
Anche gli interventi dei responsabili dei CSV sono partiti da un miglioramento radicale nella formazione, anche per la governance, un ricambio generazionale (molte associazioni hanno volontari over e i giovani hanno una vita familiare e di lavoro complessa) ed una più elevata presa di responsabilità individuale per tutti i volontari.
I volontari, per fare in modo che vengano equiparati agli operatori dell’assistenza e della sanità, devono maturare nella professionalità, nella proposta di progettualità, nella fantasia e nella creatività, ancorandosi però sempre al presente e l’intervento dell’assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari Opportunità della Regione Lombardia, mi sembra abbia aperto una strada di accoglienza in tal senso.
Non siamo ancora indispensabili ma occorre lavorare intensamente per cambiare pelle e inserirci con pari dignità accanto agli operatori sanitari. Non sarà facile ma le premesse ci sono già.
Marina Chiarmetta