Filo diretto con… una volontaria AVO
di Marina Chiarmetta
Sono una grande ascoltatrice della radio e sovente la mattina presto mi piace avere un panorama delle notizie nazionali e internazionali. Quasi sempre non c’è molto da rallegrarsi, ma tant’è, prendiamo atto della realtà.
La mattina di Natale drizzai le orecchie per sentire la testimonianza di un volontario ospedaliero a Milano (non si sa di quale associazione). Questo signore, volontario da molti anni, lamentava delle intromissioni nel suo operato, di natura confessionale da parte dei dirigenti. Inoltre, avendo in mente di fondare un altro gruppo di volontari, asseriva di essere stato diffidato dal prendere qualsiasi tipo di iniziativa in merito, pena l’espulsione dall’associazione.
Poiché nel programma radiofonico è previsto l’intervento degli ascoltatori, colsi l’occasione per intervenire e parlare così dell’AVO, del nostro fondatore Erminio Longhini, scomparso da poco tempo, della nostra storia e della nostra diffusione sul territorio, unica realtà nazionale ospedaliera, della nostra specificità, della nostra matrice cattolica, ma aperta a tutti, della possibilità di dialogo e di confronto che esiste nelle nostre associazioni locali.
Riguardo poi alla creazione di piccole associazioni, la mia esperienza di oltre 35 anni di servizio mi insegna che questo enorme proliferare di piccole associazioni, addirittura a livello familiare, non ha affatto portato ad un aumento di volontari, ma ad una frammentazione, basata su interessi molto particolari che sovente operano con gli stessi obiettivi e negli ambiti di associazioni già esistenti, creando confusione e sconcerto in chi vorrebbe avvicinarsi al mondo del volontariato.
I protagonismi personali sono all’ordine del giorno e non si vuole capire che solo unendosi e diventando una forza possiamo trovare ascolto e rappresentare un soggetto valido, propositivo, di confronto con le istituzioni e verso chi vorrebbe entrare e far parte del mondo variegato del volontariato.