ERMINIO LONGHINI: MELODIE SUBLIMI DEL PENSIERO
4 novembre 2016 / 4 novembre 2020
Erminio sei sempre nei nostri cuori e ci manchi molto in questo difficile momento
MELODIE SUBLIMI DEL PENSIERO
Erminio Longhini
Al momento attuale, secondo le giuste regole del nostro volontariato, non ho più un ruolo di servizio nella sua guida. Questo mi consente libertà di espressione sul principio che mi ha ispirato dall’ origine del ‘AVO fino ad oggi. È una confessione che non può quindi offendere la sensibilità, né imporre mie convinzioni ad alcuno. Può tutta via essere chiarita, e resa più comprensibile l’essenza del mio pensiero.
Sono certo della necessità di rinverdire e di meditare le fonti delle nostre associazioni: AVO, AFCV, Noi per te, perché dalla fonte più che dal nostro fare quotidiano, deriva ciò che oggi siamo, ciò che rappresentiamo e le conquiste negli anni ottenute. Per procedere nell’esposizione, tuttavia, é necessario che io premetta alcune considerazioni.
Il Creatore creando l‘essere umano con la sua coscienza di esistere, ha compiuto il capolavoro della natura: l’essere umano a sua immagine. Un essere libero e cosciente di sé (cogito ergo sum di cartesiana memoria). L’individuo, nella sua infinita variabilità, per passare dalla coscienza dell’io e diventare persona necessita della relazione con gli altri e con l’Altro. L’altro quello con l’A maiuscola: il Cristo. Dio che si fa uomo per amore di noi e per aprirci la porta al “divino”.
Egli è la rappresentazione esemplare del senso del vero amore : il dono di sé, di chi si fa nulla per la persona amata. E allora ecco risuonare le Sue penultime parole sulla Croce: Dio mio, perchè mi hai abbandonato, e le ultime, che sono di Fede: a Te consegno il mio Spirito.
In ogni altro, ciascuno diverso dall’altro, più o meno buono, più o meno peccatore, è presente l’Impronta Sua. L’insieme delle doti distribuite nelle Sue creature costituisce il mosaico dell’umanità. Nemmeno una tesserina deve mancare affinché il mosaico non risulti deturpato. Questa è la luce che illumina l’ Agape e il suo graduale compiersi dall’Alfa all’Omega.
Una parola vissuta, la reciprocità, non è di facile comprensione e soprattutto è in apparente contrasto con il quotidiano che ci circonda. La reciprocità non possiamo crearla: è, infatti una Grazia, un dono, ma una grazia che ci viene donata solo se siamo disponibili a donare noi stessi e, quindi, la reciprocità nasce dalla tensione all’unità. Qui sta il segreto e il tesoro del volontariato: l’unità per diventare “servizio” senza pretese né presunzione, né ambizione.
Il progresso è quindi nella Grazia: basti ricordare quando Maria dice: grandi cose ha in me l’Onnipotente, Santo e il suo nome. La nostra collaborazione alla Grazia è la disponibilità al dono di sé e nel riconoscere il valore insito nell’altro: la ricerca quotidiana per essere consoni all’oggi senza perdere la fonte.
Tornando alla nostra associazione, comprendiamo che ognuno è AVO o AFCV, ma AVO e AFCV nel loro complesso sono noi insieme.
Così non mancheranno i risultati. Infatti, vinta la solitudine del malato, nasce una nuova visione della malattia e della sofferenza che tutti provano nel corso della vita, mettendo in gioco il sé che diviene noi: atto di Fede e di Speranza attraverso la Carità. Questo deve essere il nostro impegno, senza la pretesa di voler comprendere il mistero di Dio, per quanto concerne il nostro vero Bene. Essere nell’eterno malgrado la caducità dell’oggi.
L’associazione può divenire una famiglia solo se si passa da singoli individui in competizione a molti uniti, senza per questo far scomparire la diversità, anzi cercando di valorizzarla. Questo è il divenire: un cammino dall’Alfa all’Omega verso l’Agape. Vivere l’oggi sperando nel domani attraverso la Carità. Altrimenti, come fu detto, resterebbe solo la pena di un passato immutabile, un presente sempre più accelerato e ansioso, un futuro nebuloso.
Necessita essere icona di Maria Madre nel buio della sofferenza, ma anche comprendere che il Servizio necessita di essere sostenuto dalla ricerca, dal muoversi nel quotidiano per primi verso i più poveri in nome del Bene comune.
Concludo con dieci enunciazioni nelle quali ho cercato di riassumere il senso dell’essere volontario all’interno della associazione e al fianco al malato, affidandole alla meditazione dei lettori e di tutte le persone di buona volontà.
- Cercare nell’altro il valore individuale.
- Vedere l’altro ogni giorno come nuovo.
- L’esperto doni la sua esperienza al neofita volontario.
- Fiducia e liberta per i giovani e per la loro creatività.
- Progettare al fine di mantenere sempre la fiamma accesa.
- Amore per la verità senza peccare in carità.
- Dovere, servizio, agape, sono la successione.
- Chiedersi sempre se il nostro agire e un piccolo avanzamento verso il Bene Comune.
- Coscienza della nostra piccolezza e della necessità vitale che abbiamo dell’ altro o dell’altra per essere persone.
- Siamo vasi di creta ma siamo stati scelti per divenire Chiesa, “agape”, nel mondo della salute e portarvi la presenza di Dio sotto forma di amore. Lui farà il resto. Per questo siamo stati scelti.
Da “Noi Insieme” numero 134 – 4/2013