Convegno “Nuove Povertà”

Prospettive del Volontariato nel tempo delle emergenze

 

Le “Nuove povertà” è stato il tema del Convegno organizzato il 23 Novembre scorso da A.V.O. Milano con la collaborazione  di AFCV, della Diaconia Valdese e dell’Ospedale Evangelico Internazionale; tale argomento di rilevanza sociale e culturale ha attirato, nella grande sala Jannacci del grattacielo Pirelli, una moltitudine di medici, sociologi e persone appartenenti ad associazioni di volontariato.

Il Convegno, che ha visto tra i relatori il nostro Presidente Massimo Silumbra, si proponeva di riflettere sul rapporto tra volontariato, da un lato, e bisogni socio-economici (povertà e diseguaglianze), dall’altro, affinché il primo diventi, attraverso proposte e progetti concreti, una risposta ai secondi, quanto meno per limitarne le conseguenze.

Il tema è oggetto di interesse e discussione da anni, ma i risultati sono stati poco rilevanti: le situazioni variano nel tempo, ma la sostanza del grave problema non cambia. Tra i fattori scatenanti ci sono di sicuro la globalizzazione e lo sfruttamento eccessivo delle risorse del pianeta che ha generato danni enormi quali la siccità, la desertificazione e l’innalzamento del livello del mare. Solitamente invece, come causa di povertà, si sottolinea la mancanza di soldi per creare lavoro, per investire in conoscenza e in formazione, per salvaguardare l’ambiente. Spesso si tratta addirittura di una scusa per non sentire il grido dei poveri e la sofferenza di chi ha perso la dignità insieme al lavoro. Infatti la ricchezza di uno stato, di per sé, non crea sviluppo, anzi può determinare ulteriori disuguaglianze. Un altro rischio è che l’indifferenza ci renda ciechi, sordi e muti, presenti solo a noi stessi come davanti a uno specchio, incapaci di comprendere, sordi davanti a situazioni di povertà che purtroppo si tramandano alle nuove generazioni come un’eredità maledetta.

Io sono l’altro”: bisognerebbe acquisire una coscienza in tal senso per realizzare la vera sussidiarietà ma non si può lavorare da soli: bisogna ORGANIZZARE LA SPERANZA, allestendo una rete di compartecipazione tra le associazioni di volontariato, le istituzioni e i cittadini stessi. La nuova riforma del Terzo Settore nasce proprio in seguito alla crescita delle Associazioni No Profit e il conseguente aumento della mobilità civica si denota soprattutto nei territori più fragili, dove le condizioni di vita sono più difficili.

L’Italia è ai primi posti tra i paesi che hanno il Dono del tempo di relazione, un dono che migliora la qualità della vita perché le relazioni interpersonali rendono più sereni e speranzosi, anche se ciò deve accadere non solo nel volontariato ma in tutte le modalità di servizio. Inoltre, anche se il volontariato è cambiamento e pone al centro di ogni suo agire la persona, in molte associazioni milita una sorta di autoritarismo che ha prodotto in alcuni casi una sorta di regressione in termini di organizzazione. Bisognerebbe chiedersi chi sono le persone che entrano a far parte della nostra realtà associativa, valutando le loro realtà e i contesti in cui vivono, evitare diseguaglianze e disparità; anche se le funzioni del nostro servizio sono scontate (relazione d’aiuto, solidarietà, bene comune), bisogna trovare la soluzione ai problemi che si affrontano non con un aiuto sporadico e improvvisato, ma affiancando coloro che ne hanno bisogno. Il Volontariato dev’essere parte integrante delle comunità insieme alle quali opera per costruire le comunità stesse.

In conclusione, una considerazione dello scrittore e medico Oliver W. Sacks:
“Le civiltà non sopravvivono con la forza bensì con il modo con cui rispondono alla debolezza; non con la ricchezza bensì con l’attenzione nei confronti dei poveri ……Il valore che in assoluto ci dovrebbe interessare massimizzare è la dignità umana…….C’è una responsabilità comune che deve vedere impegnata la società civile, gli operatori sociali, e le politiche pubbliche nello stesso sforzo: restituire dignità a rispetto a tutti i suoi cittadini a partire dai più poveri, perché la vita sociale stessa riacquisti grazia e civiltà. “

Maria Rosaria Barbato