4 novembre 2016 – 4 novembre 2021

Sono passati 5 anni dalla scomparsa del nostro Fondatore prof. Erminio Longhini.
E ‘sempre presente nei nostri cuori.
La sua guida ci manca, possiamo però cercare la strada da seguire rileggendo i suoi scritti.
Lo vogliamo ricordare con questo testo.

L’ ALBERO DEL VOLONTARIATO

Un’immagine del volontariato è quella dell’albero. Le radici rappresentano il castello interiore del volontario.
La prima radice è la vocazione, la chiamata al dono non di cose, ma di se stessi, del proprio tempo, del proprio spazio e quindi della propria vita; una tendenza a considerare l’amore come valore essenziale della vita e quindi a perseguirlo sempre, in ogni occasione. Vocazione è credere che l’amore non è rinuncia, ma scelta efficace per costruire il Bene Comune che ogni uomo di buona volontà desidera.

La scelta di uno stile di vita basato sull’amore apre la via al dono dell’amore reciproco. Da qui nasce il significato del servizio: il sofferente è considerato sorgente d’amore, è l’altro polo necessario a costruire l’amore reciproco. Alcune virtù devono essere coltivate perché il volontariato raggiunga le sue mete: la gratuità non solo economica ma anche spirituale, concretizzando il consiglio: “dona gratuitamente ciò che gratuitamente hai ricevuto;”
La continuità, che è la costanza nella propria convinzione e non solo l’agire sotto la spinta emotiva che spesso rapidamente si esaurisce. La continuità è uno degli aspetti più ardui nella vita del volontariato.
Essere amore significa fare il vuoto dentro di sé per far riconoscere il talento che il Creatore ci ha donato e utilizzarlo nella relazione con il prossimo. Il volontario sarà sempre un portatore di pace. Avere la pace in se stessi è la condizione per poterla donare agli altri. Ma allora il volontario è uno più bravo degli altri? No perché il credersi bravi crea una incomunicabilità con l’altro. L’umiltà ci insegna a non giudicare il prossimo e a cercare in tutti quel talento deposto dal Creatore.
La vocazione del volontario è pertanto di aspirare a costruire una società ove ognuno si senta responsabile dell’altro. L’unità dei diversi è sempre la meta dei cristiani e degli uomini di buona volontà.
Il tronco del nostro albero. Il volontariato non è accostamento di persone e di valori ma è la realizzazione di un mosaico che rappresenta e comunica “amore reciproco”. Questo è il vero significato dell’associazione. Se nell’associazione si sarà disponibili a imparare dall’altro l’arte di amare, a sperimentare l’amore reciproco come stile di vita, a correggere fraternamente, a considerare l’altro volontario come un amico, si costituirà un modello di società.
I rami del nostro albero. La gratuità e la continuità nell’amore consentiranno libertà di scelta nei campi di azione. Il volontariato deve avere grande stima del lavoro degli altri, perché senza coordinazione si creerebbe divisione e non armonia.
Siamo ai frutti: è necessario essere voce di chi non ne ha, agire nell’ambiente percorrendo le vie dell’umanizzazione, del rispetto e della promozione della persona. La meta è sempre una società in marcia verso il Bene Comune. E’ necessario proporre uno stile di vita e dimostrare che quella è la vera letizia. Se la letizia trasparirà, gli amici non mancheranno. Se cambio io e cambi tu, possiamo cambiare insieme e così cambierà la società e i problemi dell’umanità diventeranno affrontabili.