Ricordi dell’Udienza Papale
Dopo l’attesa e la partecipazione, eccoci al ricordo. La facciata della basilica di S. Pietro era un incanto, illuminata dal primo sole. Una gioia ritrovarci in tanti, salutarci, abbracciarci, scattare foto e pensare con affetto a quanti non potevano essere con noi.
Sullo schermo appare il Papa che in sala Nervi incontra un gruppo di bambini ammalati. Forse un caso, ma come non pensare a un primo messaggio per noi volontari AVO, un esempio concreto di attenzione sollecita e di partecipata vicinanza ai sofferenti? Le prime parole di Francesco hanno un tono stanchissimo: è appena tornato dal viaggio in Perù e Cile, gande fatica fisica, morale e spirituale per chi non è più giovane e ha tanta responsabilità. Anche questo ci può offrire un insegnamento: non rinunciamo all’impegno, non lasciamoci bloccare dai problemi connessi al servizio e all’organizzazione dell’associazione, ma confidiamo nell’aiuto dei volontari vicini e lontani, ma solo fisicamente, e di Colui che può capire anche ciò che noi stessi non comprendiamo, guidandoci alla meta.
Il Papa è in piazza, prima sulla vettura, che ogni tanto si ferma per un saluto particolare ai bambini, poi sulla scalinata, da dove si rivolge ai pellegrini. Ancora una volta colpisce la sua “fisicità pastorale”: una dote naturale, certo, ma anche un esempio per noi volontari del modo in cui rivolgerci a malati e sofferenti, per rendere loro evidente la nostra partecipazione alle loro difficoltà.
Il resoconto stesso del viaggio in Cile e Perù ci offre molti spunti di riflessione, a partire sia dal ringraziamento papale alle migliaia di volontari che si sono spesi per realizzare tante gravose iniziative, sia dalla sottolineatura che le difficoltà non devono demoralizzarci, ma anzi renderci più forti nel perseguire i nostri giusti intenti. Così le manifestazioni di protesta precedenti al viaggio sono state interpretate da Francesco come una ulteriore dimostrazione dell’attualità del suo motto per la visita in Cile: “Vi dò la mia pace”. Una pace che significa non sterile uniformità, ma inclusione delle diversità, ascolto dei poveri, dei bisognosi, degli immigrati, al fine di rafforzare la comunità ecclesiale e umana. Il messaggio si fa ancor più incisivo, sottolineato da un forte applauso, quando sottolinea l’importanza di partecipare tutti alla costruzione di una società in cui gli inevitabili conflitti non devono essere nascosti, ma gestiti con un dialogo attento, appropriato, nei momenti giusti, perché le differenze possano costituire una reale ricchezza e uno strumento di progresso. Ancora una volta il messaggio per l’AVO risuona forte nelle nostre coscienze, affinché sia realizzata una vera comunità di stima, ascolto e amicizia volta al Bene comune, come tante volte ci ha additato il nostro fondatore.
“Nessuno è esente da responsabilità e impegno”: di nuovo le parole di papa Francesco risuonano chiare in merito alle due realtà che ci minacciano, sottolineate in presenza delle autorità politiche peruviane: degrado ecologico-sociale e corruzione. Non possiamo non pensare al valore della gratuità come fondante del nostro volontariato, a garanzia dell’incondizionato dono di noi stessi ai bisognosi e della sincerità del nostro agire per una società più giusta ed equa.
Da ultimo, indimenticabile e coinvolgente il saluto speciale ai volontari AVO, esortati e incoraggiati a “proseguire nell’opera caritativa verso gli ammalati più bisognosi”. Mai potremo dimenticare quel “grazie tante” pronunciato con una sottolineatura fortissima di “tante” e rivolto con lo sguardo al settore ove i volontari AVO dimostravano il loro entusiasmo con urla di gioia e agitare di mani: anche il video di questo momento particolare, per chi non è potuto essere presente, rende il ringraziamento papale capace di rafforzare il nostro impegno per far crescere e migliorare l’AVO in risposta alle sfide di una società in continuo e veloce cambiamento.